La scelta del treppiede e della testa per il fotografo paesaggista
- Prima Parte: Il Treppiede -
La scelta del treppiede e della testa è una tappa obbligata per un fotografo paesaggista. Difficilmente potremmo immortalare i momenti di luce più particolari con la massima nitidezza e qualità senza un supporto stabile; tanto meno potremmo sfruttare con creatività i filtri per paesaggio (GND e ND su tutti).
In queste poche righe non pretendo di illustrarvi esaurientemente le caratteristiche dei diversi modelli delle svariate marche presenti sul mercato, né tanto meno le diverse componenti del treppiede. Intendo, invece, focalizzarmi sulle caratteristiche su cui dovremmo riflettere al momento dell’acquisto.
Il treppiede
La prima variabile da considerare è ovviamente il peso che andremo a montare sul nostro treppiede, quindi la sua portata massima: questa variabile è legata al tipo di attrezzatura posseduta. In linea di massima difficilmente l’attrezzatura di un fotografo paesaggista supera i 3kg, quindi le possibilità di scelta sono ancora ampie. Da verificare sempre la bontà dei materiali impiegati in tutte le sue parti (in particolar modo le giunzioni) e la robustezza delle gambe: se si flettono, indicano una scarsa resistenza del prodotto.
March Graziano con il suo Feisol Classic Large Tripod CT-3471 Rapid
La seconda variabile a cui dobbiamo porre attenzione è il peso del treppiede: facile intuire che quanto più esso è pesante, tanto maggiore sarà la stabilità del nostro sistema; ma è altrettanto facile intuire che questo comporta una minor trasportabilità dello strumento. Non esiste una soluzione a questo eterno problema. La cosa fondamentale da capire è legata alle location in cui fotografiamo: poco importa se sono al mare o in montagna, ciò che fa la differenza è il tempo che impieghiamo a raggiungerle! Impossibile imporre dei parametri perché molto dipende dalla struttura del fotografo e dal suo stato di forma fisica. In linea di massima personalmente ritengo che un peso che varia tra 1-2 kg sia l’ideale per chi ha la priorità della trasportabilità: un peso inferiore a 1 kg esclude spesso la possibilità di avere la stabilità minima necessaria e la robustezza desiderata (l’unico modo per ottenere un treppiede leggero e stabile è quello di preservare esclusivamente la sezione prossimale delle gambe, eliminando le restanti: ciò comporta però una restrizione notevole da un punto di vista compositivo, senza considerare il fatto che dovremmo effettuare l’intera sessione di scatti con un’altezza difficilmente superiore ai 50 cm; personalmente una scelta che non farei in campo paesaggistico); un peso che varia tra i 2-4 kg lo ritengo ideale per il fotografo paesaggista che ricerca soprattutto la stabilità: il peso dovrebbe essere almeno uguale all’attrezzatura che il treppiede dovrà supportare. A questa scelta poi è legata la valutazione del materiale: solitamente i treppiedi sono costruiti in alluminio; ma per chi è necessario ridurre al minimo il peso dell’attrezzatura, consiglio di orientarsi verso un altro tipo di materiale, il carbonio, che riduce notevolmente questa variabile mantenendo alto il livello di robustezza e stabilità a discapito, però, dell’elevato costo. Sempre per lo stesso motivo, limitando la spesa, consiglio altrimenti di orientarsi su quei treppiedi privi o con possibilità di rimozione della colonna centrale (se non si ha la necessità di una forte altezza). Consiglio particolare, anche se d’élite visto il prezzo proibitivo, per chi fotografa spesso in ambienti salini o in condizioni climatiche estreme è quello di prendere in considerazione l’acquisto di un treppiede in acciaio inox (Gitzo Ocean).
Matteo Zanvettor con il suo Gitzo GT2530
La terza variabile da prendere in esame è il nostro stile fotografico: in particolare il modo in cui componiamo la nostra fotografia. Per chi predilige punti di vista ribassati, l’altezza minima dal suolo avrà un certo valore nella scelta. L’orientamento sarà quindi sui treppiedi che consentono un’apertura indipendente delle gambe fino anche agli 80°, privi di o con colonna centrale ribaltabile, oppure su quei treppiedi in cui è possibile sfilare la colonna centrale per montarla al contrario (personalmente trovo quest’ultima alternativa degna di considerazione esclusivamente per le fotocamere dotate di sistema di liveview, meglio con monitor orientabile). In questo caso, inoltre, il numero di sezioni delle gambe passerà in secondo piano, ma sarà fondamentale comunque verificare che la regolazione dell’altezza delle varie sezioni sia quanto più personalizzabile possibile. Dalla mia esperienza sul campo vi consiglio di verificare che il sistema treppiede-testa non superi i 20-25 cm di altezza minima dal suolo. Per chi, invece, non avverte questa necessità, avrà maggior peso nella scelta l’altezza massima raggiunta in relazione al numero di sezioni delle gambe, con o senza l’utilizzo della colonna centrale: si ricorda infatti che la stabilità è inversamente proporzionale al numero di sezioni vista la differenza di diametro significativa che si viene a creare tra la prima e l’ultima sezione (in linea di massima il numero ideale di sezioni è 3); inoltre, anche l’utilizzo della colonna centrale per raggiungere l’altezza desiderata aumenta l’instabilità del sistema. Qui l’altezza ideale dipende molto dalla struttura fisica del fotografo: ritengo però che un’altezza inferiore ai 140 cm senza colonna centrale non sia la scelta che fa al caso nostro; circa il treppiede dovrebbe raggiungere o quanto meno avvicinare la nostra altezza misurata alle spalle (in media 170 cm).
Edoardo Brotto con il suo Manfrotto 055 MF4
La mia scelta
Adoro fotografare i particolari che sfuggono all’occhio di molti e la maggior parte delle volte che mi ritrovo la reflex tra le mani sono immerso nelle valli dolomitiche. Per questo le caratteristiche principali del mio treppiede dovevano essere: a) altezza minima dal suolo contenuta; b) peso inferiore ad 1,5 kg; c) dimensioni contenute per ottimizzarne la trasportabilità nello zaino; d) economicità (il mio budget era ridotto). Dopo aver visionato numerosi modelli, anche quelli in carbonio, la mia scelta è ricaduta sul Vanguard Alta+ 235AP (caratteristiche salienti e altri particolari qui): dopo un paio d’anni di utilizzo, posso affermare che la robustezza dei materiali e la sua versatilità lo rendono una prima scelta per chi richiede uno strumento affidabile, facilmente trasportabile e ad un prezzo molto competitivo. [L’attrezzatura con cui fotografo è Nikon D700, Nikkor 14-24/2.8, Nikkor 24-70/2.8]
La scelta del treppiede e della testa per il fotografo paesaggista - Parte II
Una breve guida per provare a rispondere alle domande che molti fotoamatori si pongono nel momento di acquistare il treppiede e la testa a fini paesaggistici. In questa seconda parte ho provato ad analizzare le caratteristiche fondamentali che una testa deve avere per garantirci tutta la tranquillità e serenità al momento dello scatto.